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La riforma della legittima difesa: una legge-manifesto inutile, vuota propaganda

Sulla riforma della legittima difesa il Parlamento ha votato una legge ambigua e pericolosa, che determinerà in una parte dei cittadini ingiustificate aspettative di impunità nel caso in cui vengano usate le armi contro chi si introduce illegittimamente nelle proprietà private.   

In verità, rispetto alla legge precedente, del 2006, la riforma si riduce a poco : afferma che esiste "sempre" la proporzione tra la difesa armata e la minaccia di furto o di rapina in abitazione o luogo di lavoro privati, quando chi si difende lo fa per garantire la propria o l'altrui incolumità, o i beni propri o altrui, quando vi è pericolo di aggressione e non vi è desistenza. Vale a dire: quando il ladro non è in fuga.   

Con l'introduzione dell' avverbio " sempre" i promotori della legge hanno ritenuto di poter garantire a chi spara  l' assoluzione e perfino l' inesistenza di indagini a suo carico, ma così non potrà essere perché di fronte ad un' uccisione saranno in ogni caso necessari gli accertamenti sulle cause della morte, sulla direzione dei colpi sparati, sulla distanza tra lo sparatore e l' uomo colpito, proprio per accertare se i colpi sparati siano stati l'esito di un gesto difensivo oppure no.   

E in nessun caso le indagini potranno omettere di verificare se vi sia stato un pericolo per la vita e l' incolumità delle persone legittimamente presenti in casa, oppure se siano stati in pericolo soltanto i loro beni patrimoniali:  questo perché la giurisprudenza formata sulla legge del 2006 - come prima ancora quella sull' originario codice del 1931 - è stabile nell'affermare che il rapporto tra la vita umana e le cose non può essere di semplice equiparazione, dato il maggior valore che la Costituzione e la Convenzione Europea dei Diritti dell' Uomo attribuiscono alla vita umana, considerata inviolabile, con l'eccezione del caso in cui la morte sia conseguenza della difesa attuata per respingere una violenza illegittima ( art. 2 CEDU ), intendendosi con questa soltanto la violenza alle persone, e non quella sulle cose.     

E' logico ritenere che ogni diversa interpretazione, tendente ad equiparare la rilevanza delle cose alla vita delle persone, evidenzierebbe l' incostituzionalità della riforma nella parte in cui prevede   " sempre " la proporzionalità tra la difesa e l' offesa subita, e  determinerebbe la rilevanza della questione di incostituzionalità nel processo insieme alla sua non manifesta infondatezza, con l' intervento conseguente della Corte Costituzionale chiamata a valutare la compatibilità di questa nuova legge con i principi dell' ordinamento.    

Per il resto, la riforma  appare inutile nella parte in cui afferma l' esclusione della punibilità quando la difesa della propria o altrui incolumità avviene in condizioni tali da ostacolare la pubblica o privata difesa, oppure nello stato di " grave turbamento" derivante dalla situazione di pericolo in atto: in questi casi, la difesa veniva considerata non punibile dalla giurisprudenza anche prima di questa riforma.  

Infine, la riforma prevede l'aggravamento delle pene per i reati di furto in appartamento, di scippo e di rapina, e in questa parte non appare in linea di principio censurabile, così come nella parte in cui prevede che la condanna per il furto in appartamento possa essere condizionalmente sospesa soltanto nei casi in cui la sentenza sia preceduta dall'integrale risarcimento dei danni patrimoniali, così come nella parte in cui prevede il patrocinio legale gratuito per chi viene assolto al termine dell' indagine o nel processo per l' ipotesi di eccesso colposo nella difesa.    

In conclusione,  si può dire che siamo di fronte all' ennesima " legge manifesto", che promette nel titolo e nella presentazione propagandistica molto di più di quanto realisticamente può offrire:  nessuna impunità sarà garantita a chi uccide o ferisce al di fuori dei tradizionali casi di legittima difesa, nessuna pena di morte data sul posto per violazione di domicilio o per tentato furto sarà legittimata dalla giurisprudenza.   Si diffonderà però l' illusione della liceità della difesa della proprietà privata a qualunque costo e con qualunque mezzo, con il conseguente prevedibile aumento delle vendite di pistole e fucili e con tutti i rischi che questo comporterà.                       

La lobby delle armi ringrazierà, i cittadini non hanno motivi per farlo.         

 

Avv. Luigi Vanni

ITALIASTATODIDIRITTO